Il punto sulla situazione Brexit dopo tre mesi dalla fatidica decisione
Molti miei amici e conoscenti mi domandano spesso che aria si respira dopo la Brexit e se succederà qualcosa a breve. Quello che onestamente ho percepito io in questi mesi è che non sia cambiato un granché. La vita qui in Inghilterra, per lo meno a Londra, continua come sempre, molti connazionali arrivano in cerca di una vita migliore, pochi i fortunati che riescono a tornare a casa o emigrano in altri paesi. Londra continua a essere un motore che produce e produce, senza spegnersi mai. Ma è ovvio che qualcosa è successo in questi mesi e altro ancora succederà.
Superati i primi giorni di shock iniziale per la notizia inaspettata, dopo i primi e pochi timidi tentativi di protesta per l’uscita da parte di chi aveva votato “remain”, un primo crollo della sterlina (che ha perso valore nei confronti di euro e dollaro) e la paura del congelamento degli investimenti, le dimissioni di David Cameron e la salita di Theresa May, precedentemente ministro degli Interni per sei anni, ora si sta cercando di accelerare l’uscita dall’Ue senza voto in parlamento.
La tanta temuta recessione non c’è stata perché i consumatori non hanno smesso di spendere e non ci sono stati aumenti nei prezzi o dei costi delle importazioni. Anche la disoccupazione ha tenuto un tasso invariato del 5,9%, molto basso rispetto alla media europea. Inoltre, è aumentato il turismo proprio perché la valuta debole ha spinto i turisti a spendere di più, basti pensare all’aumento dell’acquisto di beni di lusso da parte di stranieri. Gli stessi stranieri hanno poi investito maggiormente nel mercato immobiliare.
Quello che sappiamo di certo è che le trattative ufficiali rimarranno ferme fino a ottobre/novembre del 2017, e nient’altro. Il nuovo primo ministro Theresa May ha espresso che non ci sarà un rientro in Europa dalla porta secondaria e nemmeno gli altri paesi dell’UE se ne staranno lì a guardare passivi.
Molti economisti non sono affatto ottimisti quando immaginano lo scenario futuro. Staremo intanto a vedere come sono andati i primi dati sul pil previsti il 27 settembre e dell’indice del settore servizi il 30 settembre.
Ovviamente ci sono nette divisioni tra chi auspica a un’uscita definitiva e chi vorrebbe comunque mantenere buoni rapporti con il resto d’Europa, e di conseguenza il mercato unico.
Quali saranno le conseguenze quindi per i cittadini dell’Ue che lavorano e vivono in UK?
Anche se la May si è rifiutata finora di garantirci di poter rimanere, lo ha fatto probabilmente perché vuole ottenere lo stesso trattamento per tutti quei britannici che vivono e lavora fuori dal Regno Unito. Per chi è in UK da oltre cinque anni non ci saranno sicuramente problemi a rimanere, nemmeno per chi ha un ottimo contratto di lavoro. Sarà più difficile, forse, per chi vorrà venire a tentare la sorte come succede ora, perché si dovrà trovare lavoro già da prima di trasferirsi. Ma inutile fasciarsi la testa prima di cadere. Non ci rimane che attendere speranzosi i prossimi sviluppi.
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Maria Paola
(From Londra solo per te!)